L’acquario d’acqua dolce: le basi

L’acquario d’acqua dolce: le basi

L’acquario d’acqua dolce è di solito la prima esperienza per un neofita. Se la passione cresce, spesso si passa al più complesso ma decisamente affascinante acquario di acqua marina…

In natura, i pesci d’acqua dolce popolano habitat molto diversi sia per temperatura sia per qualità dell’acqua (parametri spesso soggetti a fluttuazioni): questo li rende piuttosto versatili e resistenti e ne consente l’adattamento anche alla vita in acquario.

L’acquario di comunità

È la classica vasca “mista”, in cui convivono cioè pesci e piante che, in comune, hanno solo l’origine esotica. Viene considerato (a torto) l’acquario più semplice da allestire e gestire: in realtà, non ponendo praticamente limiti alle specie di pesci e piante ospitabili, è forse il più difficile perché presuppone una buona conoscenza di caratteristiche ed esigenze di tali specie. Se si rispettano poche ma fondamentali regole, si possono avere grandi soddisfazioni da questo tipo di acquario. Innanzitutto le dimensioni della vasca: minimo 80 litri di capacità per ospitare almeno 4-5 specie diverse di pesci, fornendo a ciascuna il sufficiente spazio vitale. Le piante andranno scelte tra quelle meno esigenti e a crescita più rapida, mentre per i pesci ci si orienterà sulle specie più robuste ma anche più pacifiche e tolleranti verso gli altri ospiti, che accettino senza problemi i mangimi secchi di base e restino di taglia contenuta.

L’acquario geografico e biotopo

Rappresentano la versione più sofisticata e appassionante di questo hobby. La vasca geografica ha una funzione essenzialmente didattica (non a caso si ammira spesso negli acquari pubblici): mostrare la flora e la fauna di una certa regione. In pratica, si tratta di un acquario di comunità i cui ospiti hanno come denominatore comune l’origine geografica.
La ricostruzione degli ambienti naturali da cui provengono pesci e piante è alla base della concezione dell’acquario biotopo, punto ideale di sintesi fra le esigenze e la passione del semplice acquariofilo e la sempre più diffusa sensibilità conservazionista, che quegli ambienti cerca di salvaguardare e studiare. Una doverosa precisazione va però fatta al riguardo: oggi la maggior parte dei pesci tropicali d’acqua dolce è riprodotta in cattività, in condizioni che spesso rispecchiano solo in modo molto approssimativo quelle dei loro habitat di provenienza. L’acquario biotopo può risultare invece importante per acclimatare, per esempio, pesci selvatici di fresca importazione. Diciamo quindi che, nella ricostruzione di tutta una serie di biotopi, si possono considerare i dati fisico-chimici originari solo come delle indicazioni di massima. È una precisazione importante, perché ricostruire con fedeltà quelle condizioni ci porrebbe grossi problemi di gestione dell’acquario, che per la limitatezza del suo volume e la quasi completa assenza di interazione con l’ambiente circostante è assai meno stabile rispetto ai corrispondenti ambienti naturali.

L’acquario dedicato

Sicuramente, l’acquario più accogliente che possiamo allestire per i nostri pesci è quello dedicato a una sola specie. In esso potremo infatti riprodurre le condizioni ambientali più idonee a soddisfarne le diverse esigenze biologiche, senza dover necessariamente scendere a un compromesso come nell’acquario di comunità. L’acquario speciale è inoltre una scelta quasi obbligata per l’allevamento delle specie più “difficili”, selvatiche o di importazione diretta, ma anche per allevare e riprodurre coppie di pesci che curano e difendono la loro prole mal sopportando la vicinanza di altre specie (come Discus e molti grossi ciclidi), o ancora per tenere pesci particolarmente aggressivi come i piranha. Le dimensioni di questo tipo di acquario dipendono naturalmente dalle esigenze e dalla taglia della specie allevata.

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